Il coraggio del dialogo

Dal 29 settembre al 1 ottobre si è svolto a Roma il XXVII Incontro Interreligioso di Preghiera per la Pace organizzato dalla Comunità di S. Egidio. Per affrontare le difficili emergenze del nostro tempo, oltre 400 Rappresentanti delle Chiese cristiane e delle grandi religioni mondiali insieme ai rappresentanti del mondo politico e culturale internazionale ancora una volta hanno voluto riunirsi insieme, nello “spirito di Assisi” scaturito dalla memorabile giornata del 27 ottobre 1986 voluta da S. Giovanni Paolo II.

In rappresentanza di Shinmeizan, come ogni anno, dal 1989, vi ha partecipato Maria De Giorgi. Le giornate romane, ancora una volta, si sono rivelate non solo un privilegiato laboratorio di analisi, idee e proposte, ma un’ideale palestra di amicizia e fraternità interreligiosa. L’inaugurazione ufficiale dell’evento ha avuto luogo domenica pomeriggio, 29 settembre, presso l’Auditorium Conciliazione dove hanno fatto sentire la loro voce, oltre ad Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio, il vicario di Roma, card. Agostino Vallini; il primo ministro Enrico Letta e il sindaco di Roma, Ignazio Marino altri illustri rappresentanti politici e religiosi: Jorge Carlos Fonseca, Presidente della Repubblica di Capo Verde; Shawki Ibrahim Abdel Karim Allam, Gran Muftì della Repubblica Araba d'Egitto; Jean X Yazigi, Patriarca Greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente; David Rosen, Rabbino dell’ American Jewish Congress, Israele e Didi Talwalkar, Leader del Movimento Swadhyaya, India.

Nella mattinata, alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal card. Vicario Agostino Vallini, nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, erano convenuti oltre i numerosi cardinali e vescovi presenti, anche i rappresentanti delle varie chiese cristiane che, in spirito fraterno ed ecumenico, hanno assistito alla celebrazione. 

Il tema delle giornate, Religioni e culture in dialogo:Il coraggio della speranza, ha dato non solo il tono generale all’intero evento, ma ha anche ispirato i trenta e più pannel, aperti al pubblico, che da diverse prospettive e angolazioni, hanno declinato il tema comune: La violenza sulle donne: la risposta delle religioni, Cristiani e musulmani: la cultura del convivere, Migrazioni: accoglienza e integrazione, Speranza e pace: le religioni in Giappone, ecc.

Nella mattinata del 30 settembre, l’incontro con Papa Francesco ha segnato uno dei momenti più attesi.

Nell’intimità della sala Clementina, Papa Francesco ha ribadito che: «La pace è responsabilità di tutti. Pregare per la pace, lavorare per la pace! Un leader religioso è sempre uomo o donna di pace, perché il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo. Ma che cosa possiamo fare? Il vostro incontrarvi ogni anno ci suggerisce la strada: il coraggio del dialogo. Questo coraggio, questo dialogo che dà speranza. Niente a che fare con l'ottimismo, è un'altra cosa. Speranza! Nel mondo, nelle società, c'è poca pace anche perché manca il dialogo, si stenta ad uscire dallo stretto orizzonte dei propri interessi per aprirsi ad un vero e sincero confronto. Per la pace ci vuole un dialogo tenace, paziente, forte, intelligente, per il quale niente è perduto. Il dialogo può vincere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di differenti generazioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini di diverse provenienze etniche, di diverse convinzioni. Il dialogo è la via della pace. Perché il dialogo favorisce l’intesa, l’armonia, la concordia, la pace. Per questo è vitale che cresca, che si allarghi tra la gente di ogni condizione e convinzione come una rete di pace che protegge il mondo, e soprattutto protegge i più deboli» (per il testo completo: Discorso Papa Francesco).

Infine, nel pomeriggio del 1 settembre, i rappresentanti delle varie delegazioni dopo aver pregato contemporaneamente in sette luoghi diversi, si sono dati convegno nella splendida cornice di Piazza del Campidoglio dove si è svolta la cerimonia finale. Al saluto del sindaco di Roma, Ignazio Marino, hanno fatto seguito la toccante testimonianza di Domenico Quirico, il giornalista de La Stampa, sequestrato per lunghi mesi in Siria e da poco rilasciato, e di Alganesh Fessaha, la coraggiosa Presidente dell’Associazione Gandhi, che in Eritrea combatte, a rischio della vita, il mercato degli esseri umani.

Dopo la Proclamazione e la firma dell’Appello di Pace, una schiera di bambini – a nome delle nuove generazioni - ha consegnato ai rappresentanti religiosi e politici presenti l’appello di pace perché esso si trasformi in volontà politica e scelte concrete. Non basta, infatti, volere la pace, occorre costruirla giorno per giorno, nella vita quotidiana, con scelte umili e coraggiose, spesso contro corrente.

Il coraggio della speranza nasce proprio da questa fedeltà quotidiana e dalla solidarietà che nasce dall’amore come con forza ha ribadito Papa Francesco: «Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l'odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri! Dialogare, incontrarci per instaurare nel mondo la cultura del dialogo, la cultura dell’incontro».